oggi parlo di topi

nata e cresciuta a milano, non ho avuto in dote una grande familiarità con la natura e gli animali. I parenti toscani durante certe ferie estive,mi liquidavano come "la milanese", e un'estate sono caduta miseramente dal loro trattore dopo nemmeno un secondo dalla partenza, ferendomi piuttosto seriamente, e dovendo rinunciare a questa ebbrezza del viaggio, che per tutti gli altri ragazzini, era l'assoluta normalità.
Insomma in questa, ed in altre pratiche manuali, mi sono rivelata da subito abbastanza maldestra e quindi inadatta. Quando da adulta ho potuto aver a che fare con la campagna, occupandomi anche della terra, ho dovuto affrontare un altra grande inadeguatezza: la paura del buio assoluto delle notti senza neon, degli scricchiolii delle vecchie case di campagna, più una vera fobia: quella per i topi, ognuna di queste ben presente nelle mie trasferte volontarie dalla città. 
Persino quelli più piccoli mi creavano serie crisi di nervi, inaspettate se pensiamo che non sono mai stata un tipo schizzinoso, anzi.
Quello del topo è stato un problema enorme da affrontare. Quando in ginocchio estirpavo delle piante indesiderate, mi sono trovata quattrocchi con un esemplare piuttosto enorme, ho creduto seriamente di morire di crepacuore: avevo disturbato un nido, e la madre, o il padre, chissà, si è lanciata all'attacco. 
Non sto scherzando: per lo spavento mi sono chiusa in un mutismo tetro per delle ore, progettando di rinchiudermi in un asettico appartamento milanese per tutta la vita, senza uscirne mai più. Quando poi una famigliola di roditori ha fatto il nido nella caldaia, il motivo vero per cui non funzionava più l'acqua calda, ho meditato a lungo di risolvere con la clausura, tanto era forte lo schifo che sentivo dentro.
Ho fatto pena a più di un sano contadino per queste reazioni eccessive ed incontrollate, davanti a topi vivi, morti, minuscoli o meno che fossero.
Poi qualcosa è cambiato, a cominciare da quell'apertura sull'argomento tabù, che è stata la scelta di andare volontariamente a vedere "Ratatuille", film di animazione in cui si raccontano le gesta di un topo tutto sommato simpatico. Non mi dilungo più sul racconto del processo di parziale riconciliazione con il topo, che credo corrisponda ad un percorso di riconciliazione con l'inaspettato della natura, il suo lato più minaccioso, sotterraneo e incontrollabile, quello meno stucchevole e per questo tanto intenso e persino interessante.


A tutto ciò ho pensato vedendo queste foto. Insomma, la morale è questa: in natura, esiste anche il topo, e ci si può pure scherzare sopra. Che sollievo!




Commenti

  1. Quando ho letto il titolo, ho pensato subito di chiudere...temevo di vedere qualche foto.
    Ecco, ancora una volta siamo in perfetta sintonia.
    A dirti la verità non sono proprio riuscita ad apprezzare nemmeno quelle che hai messo in fondo al post :-(
    Io ho il terrore dei topi.
    E ti dirò di più, non mi piacciono nemmeno i personaggi-topo dei vari cartoni animati. A pensarci bene non mi è mai piaciuto neppure Topolino, preferisco Paperino, ma forse qui è questione più di carattere che di sembianze fisiche.
    Ci sarebbe da scrivere pagine e pagine su questo argomento...

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  2. sono d'accordo, pagine e pagine. Curioso, anche io non sopporto nemmeno topolino. Basta la parola per farmi venire i brividi. Eppure ... evidentemente è un argomento denso.

    ciao :))

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